14 Luglio 2012
COLDIRETTI IMPRESCA PESCA SU SEQUESTRO PESCHERECCI SICILIANI

 
Non ci sono per il momento alternative, quindi carta bianca al Distretto Industriale della Pesca di Mazara del Vallo, per gestire il problema dei rapporti con la Libia ed evitare le tensioni che hanno portato ai sequestri dei pescherecci italiani. Sono queste le indicazioni emerse dalla riunione svoltasi a Roma, nella sede della presidenza del Consiglio dei Ministri alla presenza della autorità diplomatiche italiane, dello Stato maggiore della Marina Militare, del direttore gen. dela pesca del  Ministero delle Politiche Agricole, di altri Ministeri quali Interni e Sviluppo, della Regione Sicilia, del Distretto Industriale della Pesca di Mazara del Vallo, con la presenza anche di Coldiretti-Impresapesca ed altre associazioni, convocata dopo la liberazione delle tre imbarcazioni da pesca siciliane sequestrate mentre pescavano gamberi in acque internazionali.  La sollecitazione inviate da tutti le componenti hanno fatto emergere la necessità di un coordinamento delle azioni sul problema.  “Il distretto agroindustriale mazarese, fortemente voluto da Regione, Provincia, Comuni e Camera di Commercio, ha avuto un ruolo decisivo nel rilascio dei nostri marittimi – spiega Giuseppe Campione, direttore regionale di Coldiretti – e continuerà ad averlo, visto che al momento sembra l’unico interlocutore valido per cercare di fronteggiare una situazione ancora lontana dall’essere risolta”. Unica soluzione per il momento quello dei rapporti privati, in attesa dell'evoluzione politica in tripolitania e cirenaica, e quindi del riattivarsi della diplomazia nazionale con rapporti bilateriali ed internazionale con il coinvolgimento dell'Ue.   Al centro del problema, la vecchia pretesa libica di mantenere la esclusiva titolarità della risorsa ittica, decisa in maniera unilaterale, in una zona economica esclusiva di mare, al difuori della acque territoriali, di enorme ampiezza.   Un diritto internazionale mai riconosciuto da nessun'altro Stato o Organismo internazionale ma che la Libia pretende di mantenere ed imporre.   Passato il regime del colonello Gheddafi non è cambiato nulla ed anzi la confusione regna sovrana, come dimostra la cat,tura delle barche da pesca del gambero italiane fermate da piccoli motoscavi privati, armati con a bordo ex-combattenti che agiscono in forza di non si sa quale mandato, piccole bagnarole di non più di 4,5 mt. di lunghezza senza strumenti di navigazione, pilotati non si sa come, fino a 48 miglia fuori dalla acque territoriali libiche, per la cattura delle nostre barche. "I pescatori chiedono sicurezza e supporto anche dalla Marina Militare italiana e un riattivarsi immediato della marineria con tempi non lunghi.   I rapporti privati del Distretto della pesca sicliano, e l'operato del suo presidente hanno permesso, in sinergia con la diplomaziona italiana, la liberazione delle barche, vanno accompagnati dal supporto delle istituzioni in particolare, come giustamente ha richiesto il rappresentante della regione siciliana, da quelle che agiscono in prossimità dell'area come enti sussidiari - commenta Tonino Giardini, responsabile Coldiretti Impresapesca -.   L'attivazione dei privati, volta a creare forti rapporti tra le realtà italiane e libiche, a supporto dell'azione diplomatica va guidata e concentrata in un contenitore unico quale il Distretto, dove tutto il sistema pesca regionale si riconosce, evitando, come si paventa, di mettere in campo azioni private non coordinate che potrebbero dare soluzioni agli interessi di qualche operatore, ma non sarebbe in grado di risolvere il complesso problema della pesca del gambero nelle acque internazionali prospicenti gli specchi di mare territoriali della repubblica libica e dare risposte all'intera comunità dei pescatori siciliani".